Su Alba Dorata e sulla Grecia…

Vedere le foto di greci assiepati attorno ad attivisti di Alba Dorata (krysi avgì) fa abbastanza male, sono immagini tristi che rappresentano un paese ormai perso. La fame provocata dalle strettissime misure adottate dal Governo greco hanno spinto tante persone a rivolgersi ai gruppi di attivisti neonazisti, che distribuivano generi alimentari. La situazione di generale sbando ha dato molto potere a quel partito neonazista (che ora è in parlamento) e i consensi popolari non possono che salire dinnanzi a delle spontanee distribuzioni di cibo. Ma come ci si può aspettare da un partito xenofobo e razzista, tali elargizioni alimentari non sono rivolte ai cittadini stranieri. La generale povertà indotta dalla crisi porta molte persone a rivolgere i propri consensi verso chi riesce a dare risposte forti e concrete, non prive di una certa violenza. Da parte sua Alba dorata non fa che sfruttare la disperazione dei greci per portare avanti un folle progetto politico.
Nelle strade questi militanti in camicia nera e pantaloni militari stanno diventando sempre più potenti e non è un caso che si siano intensificati gli atti di violenza verso gli immigrati nelle aree più disagiate del paese, come il porto del Pireo.

La storia  e la cultura della Grecia moderna sono perlopiù ignote alla massa di vacanzieri che invade le belle spiagge delle isole greche e ascolta il rebetiko nelle taverne. Andando leggermente a fondo si può ben vedere che la Grecia moderna, quella nata dopo l’indipendenza dall’impero ottomano, ha sempre avuto evidentissimi problemi politici, non poche volte sfociati in efferati regimi di stampo fascista. Il primo regime, quello di Ioannis Metaxas, durò poco, dal ’39 al ’40, quando la Grecia venne invasa dalle forze nazifasciste. Dopo la fine dell’occupazione, dal ’46 al ’49, una lunga guerra civile cercò di appianare i conflitti sorti tra le diverse aree politiche createsi durante la resistenza alle forze nazifasciste. Il risultato di questa lunga guerra fu solo una frattura profondissima nel tessuto del paese e un conseguente affossamento economico. Questo è l’antefatto principale di quello che fu il brutale regime dei colonnelli. Negli cinquanta e nei primi anni sessanta in Grecia c’era il re e i governi erano spesso conservatori e di centro, non vi fu comunque una grande stabilità economico-politica. La situazione di incertezza sfociò nel 1965 quando si verificò una grave crisi politica, che portò al cambio di diversi governi (!!!). Da quel momento la forze militari autoritarie e anticomuniste cominciarono ad organizzarsi in modo da poter raccogliere il maggior potere possibile. L’anno successivo, nella notte tra il 20 e il 21 aprile, i golpisti agirono ,Papadopoulos, Makarezos e il colonnello Ioannis Ladas formalizzarono il Colpo di Stato. I militare presero possesso delle istituzioni del paese e dei centri di comunicazione, membri del precedente governo e semplici cittadini di sinistra furono arrestati sommariamente. Il giovane Costantino II non seppe che dare il proprio avvallo al regime militare. Da lì fino al 1974 ci fu per la Grecia una dittatura efferata e autoritaria, dove il dissenso era punito con la tortura, il confino o la morte, dove ogni espressione artistica e intellettuale era fortemente bandita. Kostas Gavras alla fine del sue bel film “Z l’orgia del potere” fece dire alla voce narrante: “Contemporaneamente i militari hanno proibito i capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoj, Mark Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa, Aragon, Trotskij, scioperare, la libertà sindacale, Lurcat, Eschilo, Aristofane, Ionesco, Sartre, i Beatles, Albee, Pinter, dire che Socrate era omosessuale, l’ordine degli avvocati, imparare il russo, imparare il bulgaro, la libertà di stampa, l’enciclopedia internazionale, la sociologia, Beckett, Dostojevskij, Cechov, Gorki e tutti i russi, il “chi è?”, la musica moderna, la musica popolare, la matematica moderna, i movimenti della pace, e la lettera “Ζ” che vuol dire “è vivo” in greco antico“.
Con ciò un augurio alla Grecia, che possa essere forte, senza gli orribili rigurgiti neofascisti, un augurio che passa per le parole di un loro grande poeta. O. Elytis (parole musicate da M. Theodorakis dopo il regime dei colonnelli).

Sole ideale della giustizia – e tu mirto della gloria
no, vi prego, – non dimenticate il mio paese !
Ha gli alti monti in forma di aquile – e sui vulcani festoni di vigne
e le case più bianche – nel quartiere dell’azzurro !
Le mie mani tristi con il Fulmine – le riporto indietro dal Tempo
chiamo i miei vecchi amici – con minacce e sangue!

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