Archivi del mese: dicembre 2014

TALI E QUALI

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Se qualcuno ha pensato o pensa che ci sia una destra diversa da un’altra destra, forse dovrebbe ricredersi o riflettere su certi comportamenti che dimostrano alla fine, sia a livello locale che più in generale, quali sentimenti e pensieri albergano nelle loro menti.
Solo così si può spiegare quello che è accaduto durante il CC di Senago del 29/10/2014, quando alla lettura di una mozione antifascista da parte del consigliere di maggioranza di centro sinistra (Gian Luca Pellegrin), tutti i consiglieri di minoranza dalla Lega a PDL e Vivere Senago, sono scesi dai propri “pulpiti” per sedersi fra le poltrone del pubblico.
Ma si sa che per certi personaggi la “memoria storica” non solo non esiste ma preferirebbe rimuoverla perché scomoda.

E questo è ciò che invece è accaduto nel comune di Milano.

► Racconterò una recente vicenda, piccola, ma significativa. Lo scenario è costituito dall’anniversario (il 45°) della strage di Piazza Fontana.

Il Comune decide di aggiungere alle celebrazioni tradizionali in Piazza Fontana, (corone, discorsi, corteo, etc.) una seduta straordinaria aperta del Consiglio Comunale, nello stesso giorno 12.
Alla seduta, così hanno deciso i capigruppo, pur con qualche dissenso, parleranno: il Presidente del Consiglio comunale, il Sindaco, i Sindaci di Brescia e Bologna (città colpite da stragi analoghe a quella milanese), il Presidente nazionale dell’ANPI, a nome dell’intero Comitato antifascista di Milano e infine il presidente dell’associazione familiari delle vittime di Piazza Fontana, dopo di che parlerà un consigliere per ogni gruppo. Tutto si svolge regolarmente, come previsto, in un’atmosfera di commozione e di riflessione su di una vicenda tanto drammatica, sulla quale non si possono considerare – a tutt’oggi – raggiunti i due obiettivi principali: verità e giustizia.
Ma quando il Presidente dà la parola al Presidente nazionale dell’ANPI, i Consiglieri del gruppo Fratelli d’Italia si alzano e se ne vanno, per tornare solo dopo la conclusione dell’intervento; ed hanno cura di spiegare alla stampa che la loro assenza non è stata casuale.
Naturalmente, nessuno ha raccolto la provocazione e tutto è proseguito come previsto. Ma il fatto resta e simboleggia il livello a cui tuttora alcuni gruppi ed esponenti della destra restano attestati. Per loro non c’è memoria condivisa , ma neppure memoria collettiva; per loro, l’ANPI e il Comitato antifascista, in una città come Milano, definita come la capitale dell’insurrezione ed insignita di medaglia d’oro, sono organismi che, lungi dal rappresentare una parte importante della storia del nostro Paese, non meritano di essere attivamente partecipi di una manifestazione che dovrebbe raccogliere tutta Milano, anzi tutta l’Italia.
Non voglio fare commenti, che sarebbero troppo facili; voglio solo ricordare che sono loro a trovarsi fuori dalla storia ed a non volerlo riconoscere, restando legati ad un passato che non potrà mai più tornare.
Se poi pensassero di potersi gloriare di una simile impresa dovrebbero ricredersi: per gran parte dei presenti del Consiglio Comunale e certamente per gran parte dei cittadini milanesi, si è trattato solo di miserie.

Carlo Smuraglia (Presidente Anpi Nazionale)

LA REDAZIONE DI ANPI SENAGO AUGURA A TUTTI GLI AMICI E LETTORI SERENE FESTIVITA’.

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Contro la corruzione e gli scandali, contro la degenerazione morale bisogna prima di tutto rigenerare la politica

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Il Comitato nazionale dell’ANPI ha approvato il 12 marzo 2014 un importante documento sulla riforma (o rigenerazione) della politica, come questione prioritaria rispetto ad ogni altra.
In quel documento si ribadiva la necessità di un cambiamento radicale del modo di essere dei partiti, e dei comportamenti politici, nelle istituzioni e nella società, come premessa e presupposto per un riscatto ed un rilancio del Paese.
Naturalmente, non siamo stati ascoltati, anche quando abbiamo fatto un forte richiamo al documento, in epoca assai recente.
Ora siamo convinti, più che mai, della necessità e urgenza di un cambiamento radicale, perché la vita e la convivenza nell’intero Paese sono arrivate ad un livello veramente insostenibile di degrado, di corruzione, di crollo dei valori morali e politici fondamentali.
L’immoralità e la corruzione dilagano, la criminalità organizzata sta occupando, gradualmente, le nostre città e le nostre Regioni; la degenerazione non si mostra in modo palese solo a certi livelli, ma riguarda tutti i livelli e investe addirittura la vita quotidiana, mettendo a serio repentaglio la stessa convivenza civile.
Basta il richiamo a tre evenienze di particolare rilievo in tre diverse ed importanti Regioni italiane: lo scandalo dell’EXPO, a Milano, lo scandalo del “MOSE” a Venezia e lo scandalo enorme che è venuto alla luce a Roma. Basterebbero questi fatti, con le loro caratteristiche allarmanti e gravissime, con le loro connivenze, con l’implicazione trasversale sia della società politica che di quella civile, per destare un allarme pari alle “allerte” per le alluvioni. Ma c’è ancora di più: il malaffare è presente in tante Regioni e in tante città,; e basta ricordare che, a fronte di alcuni fatti di corruzione e reati analoghi, in diverse città italiane, apparsi come episodici, oggi c’è una continuità territoriale e temporale diffusa, com’è dimostrato – se non altro – dal fatto che quasi tutti i Consigli regionali ( in buona parte dei loro componenti) sono indagati o sotto procedimento penale per fatti talora perfino “banali”, ma diffusi.
Tutta colpa della politica? Certamente no. Ma la politica c’entra non solo perché in quasi tutte le vicende che ho ricordato sono implicati soggetti politici o risultano connivenze politiche, ma anche perché essa non riesce ad opporre un argine a questi fenomeni ed a creare le condizioni perché si esca da una situazione che reca disonore a tutto il Paese e suscita serie preoccupazioni per l’avvenire.
Ci sono leggi che non funzionano o che vengono applicate solo dalla Magistratura, non essendo riuscite ad entrare nel “cuore” della politica, quantomeno sotto il profilo della prevenzione. Ce ne sono altre che sarebbero necessarie, ma sono impantanate in Parlamento, spesso a causa di qualche veto o di qualche interesse contrastante (basti
pensare al continuo rinvio delle norme sulla prescrizione, nonostante la semplicità dei provvedimenti da adottare, posto che – con ogni probabilità – basterebbe tornare all’antico, togliendo di mezzo alcune leggi troppo favorevoli per chi delinque). Altri provvedimenti, infine, riescono a passare le forche caudine del Parlamento, ma dimezzate o svirilizzate e quindi, alla fine , inutilizzabili o comunque non adeguate alla bisogna.
Ma poi ci sono i comportamenti politici, certe votazioni in Parlamento, certe leggi camuffate da benefici per l’economia, ma in realtà devastanti sotto il profilo del messaggio che ne promana, oltre che dei contenuti.
Basterà un paio di esempi. E’ stata approvata, recentissimamente, una legge per il rientro dei capitali dall’estero, inopinatamente , le misure sono state estese anche ai capitali rimasti in Italia ma occultati. Insomma, i benefici vengono estesi anche agli evasori fiscali “interni”; si parla, dunque, da parte di molti di condono. Ma poiché il condono sarebbe improprio, e suonerebbe male agli occhi dei cittadini, in una fase come quella che stiamo vivendo, ci si dice che non si tratta di un condono perché non c’è l’anonimato e perché non ci sono sconti, nel senso che si paga integralmente ciò che si è omesso. Ma, a quanto risulta, non si pagano le sanzioni, abituali in caso di omesso o ritardato pagamento di quanto dovuto al fisco; e in diversi casi, che costituirebbero reato, è prevista la non punibilità. E allora, come si fa a non parlare di un condono, privo – peraltro – di qualsiasi giustificazione, in un momento in cui, invece, dovrebbe essere intensificata la caccia agli evasori? Per di più, chi si mette in regola, con i citati benefici, può farlo anche con comodo, disponendo di un anno per provvedere. Inoltre un provvedimento del genere è fortemente dannoso anche sul piano psicologico, perché convince – ancora una volta – i cittadini che si può anche evadere, tanto, prima o poi, arriverà un condono o, comunque, si potrà regolarizzare il tutto con poca spesa. Insomma, un provvedimento forse ispirato dall’intento di fare cassa, ma a caro prezzo: creando forti disuguaglianze tra i cittadini che adempiono regolarmente agli obblighi fiscali e quelli che non lo fanno, ma poi sono ammessi a “riparare” pressoché senza danni; e creando altresì la convinzione che non convenga essere onesti e leali con lo Stato, perché poi ci sarà sempre un’ancora di salvezza per chi non lo è.
Impressiona il fatto che un provvedimento del genere, contrario al diritto e all’etica (parlo essenzialmente per quanto riguarda le evasioni “interne”) sia stato approvato senza grande dibattito e con una larga maggioranza; e colpisce il fatto che anche gli echi sulla stampa siano stati molto modesti, a riprova del fatto che c’è una disponibilità diffusa a prendere atto anche di cose che giuridicamente ed eticamente non dovrebbero essere accettabili.
Non si pretende che lo Stato adotti la faccia feroce; basterebbe che facesse il suo mestiere di Stato, che fa pagare a tutti ciò che è dovuto, senza distinzioni, senza sconti e senza benefici, come vuole l’art. 53 della Costituzione.
Secondo esempio: passa, infine, il reato di autoriciclaggio, ma ne restano escluse alcune rilevanti fattispecie, comprese quelle che consentono più agevoli e sicuri accertamenti.
E non si riesce ad intervenire seriamente, come ho già accennato sulla prescrizione, troppo breve – oggi – per alcuni reati di rilievo politico-sociale-economico.
Tutto questo non è imposto da un governo di destra, ma è voluto o subito, in qualche modo, da quasi tutte le componenti governative e, per diversi aspetti, anche da quelle di opposizione.
Sembra che ci si lavi la coscienza ricorrendo – in ogni occasione di particolare rilievo – al dott. Cantone, come se fosse onnipotente e potesse essere onnipresente e come se potesse bastare, da solo, a combattere e soprattutto a prevenire, fenomeni di tanta gravità ed estensione.
E’ in questo il “fallimento” della politica, non della politica tout court, ma di questa politica che deve assolutamente cambiare, prima di ogni altra cosa, sé stessa, se vuole assicurare al Paese una concreta possibilità di riscatto.
Ma non sembra che ne abbia molta voglia. L’altro esempio che intendo addurre è illuminante.
Al Senato si discute se concedere o meno l’autorizzazione all’utilizzo di alcune intercettazioni, nei confronti di un Senatore (già del PDL ed ora di NCD), già Sindaco di Molfetta e implicato, in qualche modo, nello scandalo del porto “fantasma” di Molfetta. Sarà anche innocente, ma la Magistratura ha acquisito alcune intercettazioni e le considera utile elemento di prova. Che cosa dovrebbe fare un Parlamento che voglia combattere la corruzione e garantire che le indagini possano avere libero corso? Dovrebbe autorizzare – è ovvio – l’utilizzo di quelle intercettazioni e lasciar lavorare la Magistratura. E invece, il Senato dice di no e respinge la richiesta dei Magistrati di Trani, che dovranno dunque fare a meno di un importante elemento di prova, per il solo fatto che riguarda un Senatore. Il fatto è singolare e grave; ma è ancor più significativa, la singolare maggioranza che ha sancito – scrive un quotidiano – la “morte” di quelle telefonate: una maggioranza molto ampia che va da Forza Italia e da Ncd fino al PD, comprendendo anche la Lega.
Che cosa deve pensare e dire il cittadino di fronte a tutto questo? Semplicemente che, se non si rigenera la politica, se non si torna, prima che alla repressione, alla prevenzione, se non si spezza la connivenza tra politica e criminalità, se non si ripristinano i valori su cui deve reggersi un Paese civile, saremo condannati ad assistere ancora, e peggio, al degrado, alla corruzione, alla immoralità dilagante.
Venga, dunque, quel cambiamento che l’ANPI ha invocato, anche per combattere l’antipolitica che da questa situazione è favorita e incoraggiata e che noi non vogliamo, perché un Paese come il nostro – a 70 anni dalla Liberazione da un’odiosa dittatura – ha il diritto-dovere di godere di una vera democrazia, nutrita e sorretta dagli ideali di allora e dai valori che giustamente sono stati trasfusi nella Costituzione.

Da Anpi news “ Carlo Smuraglia” Presidente dell’ Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

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12 DICEMBRE 2014 – 45°ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

10846281_593646684068660_4439520378797404841_nCOMITATO PERMANENTE ANTIFASCISTA CONTRO IL TERRORISMO PER LA DIFESA DELL’ORDINE REPUBBLICANO

Venerdì 12 dicembre 2014 – 45° Anniversario della strage di piazza Fontana.
PROGRAMMA
Il Comitato Permanente Antifascista di Milano ha deciso di organizzare le manifestazioni per
l’anniversario della strage di Piazza Fontana con le seguenti modalità:

venerdi 12 dicembre 2014
-ore 16,37: posa delle corone in piazza Fontana, alla presenza delle autorità;
-ore 17,30: partenza del corteo da piazza della Scala;
-ore 18,00: interventi conclusivi in piazza Fontana:

Interverranno:
Carlo Arnoldi, Presidente Associazione Familiari Vittime di Piazza Fontana;
Danilo Galvagni Segretario Generale CISL Milano Metropoli;
Matteo Dendena, figlio di Paolo Dendena,Vicepresidente Associazione Familiari Vittime Piazza Fontana;
Roberto Cenati, Presidente ANPI Provinciale di Milano a nome del Comitato Permanente Antifascista
contro il terrorismo per la difesa dell’ordine repubblicano.
Il corteo avrà il seguente svolgimento:

ORE 17,30: partenza del corteo da piazza della Scala con il seguente percorso:
Piazza della Scala, via Santa Margherita, via Mengoni, piazza Duomo (lato destro), via
dell’Arcivescovado, piazza Fontana.

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Approvato dall’ONU una mozione di condanna del nazifascismo.

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►Si è appreso, nei giorni scorsi, che in una Commissione dell’ONU è stato posto in votazione un documento di condanna del nazismo. Gli Stati si sono divisi; il documento è stato approvato, ma con significativi voti contrari e/o di
astensione.
Ci ha colpito, in particolare, vedere i Paesi europei, a partire dall’Italia, schierati sulla linea dell’astensione, così come il vedere, tra i voti contrari, anche quello degli Stati Uniti.
Le spiegazioni sono assolutamente insufficienti. Sulla condanna del nazismo, soprattutto in una fase in cui ci sono tanti rigurgiti di neo-nazismo, non ci possono essere dubbi, esitazioni o contrarietà, perché si è trattato di quello che alcuni hanno definito come “ il male assoluto”e tutti dovrebbero essere impegnati a non dimenticarlo.
In particolare, ci sembra grave che non si sia pronunciata a favore l’Europa (e, per quanto ci riguarda più da vicino, l’Italia), che ha vissuto praticamente in tutti gli Stati, l’orrore, la brutalità, la violazione dei diritti umani, da parte del nazismo.
Non ci possono essere ragioni di opportunità, e tanto meno ragioni collegate alle presunte finalità di chi ha promosso l’iniziativa, che possano valere, in questo caso. Quand’anche si dubitasse delle ragioni che hanno indotto a formulare quella proposta e quand’anche si ritenesse che anche lo Stato proponente meriterebbe un giudizio severo, per quanto riguarda i diritti umani, questo non toglierebbe che si trattava di esprimere una condanna
severa del fenomeno nazista. Contro il nazismo e il fascismo, dopo le terribili esperienze vissute in Italia e in Europa, non si può fare a meno di schierarsi sempre in qualunque occasione; altrimenti perfino questa doverosa condanna rischierebbe di finire in un limbo di ambiguità, francamente non ammissibile e non accettabile quando si tratta di fenomeni devastanti come il nazismo.

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