Archivi categoria: strage

Così Licio Gelli pagò in anticipo i fascisti per eseguire la strage di Bologna

strage-bologna-adnkronos

Dall’inchiesta emerge che il Venerabile della loggia P2 consegnò 1 milione di dollari a luglio sui 5 che servivano per finanziare la strage. Tra i mandanti anche Mario Tedeschi, ex senatore del Msi

Le ultime indagini confermano non solo la matrice fascista, ma anche lo zampino piduista in un tentativo di destabilizzare il paese negli anni successivi alla strategia della tensione.

Ora è emerso che per la strage di Bologna del 2 agosto 1980 ammonterebbe a circa 1 milione di dollari (sui 5 totali che, la somma che secondo la Procura generale di Bologna, servì a finanziare l’attentato e i successivi depistaggi) l’anticipo consegnato in contanti ad alcuni esecutori della strage del 2 agosto 1980 alla fine di luglio dell’80, pochi giorni prima dell’esplosione nella stazione ferroviaria del capoluogo emiliano.
Gli inquirenti hanno scoperto, nel corso dell’indagine sui mandanti e i finanziatori dell’attentato- nell’ambito della quale è già stato chiesto il rinvio a giudizio di quattro persone (tra cui l’ex esponente di Avanguardia nazionale, Paolo Bellini) – che nei giorni immediatamente precedenti la strage Licio Gelli, un suo factotum e alcuni degli esecutori si trovavano nella stessa località.

Lì, si ipotizza, Gelli (indicato dalla Procura generale, assieme ad Umberto Ortolani, come mandante-finanziatore della strage) o un suo emissario avrebbero consegnato il milione di dollari in contanti agli attentatori. È anche possibile che il ‘prezzo’ della strage, pagato in contanti prima dell’attentato e successivamente con bonifici all’estero, fosse superiore a cinque milioni di dollari, ma il flusso di denaro si arrestò dopo lo scoppio dello scandalo P2, nel marzo del 1981.

Un’altra parte di quei soldi, circa 850.000 dollari, fini’ invece a Federico Umberto D’Amato, ex capo dell’Ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, ritenuto dalla Procura generale mandante-organizzatore dell’attentato, che secondo l’ipotesi investigativa teneva i contatti con la destra eversiva tramite Stefano Delle Chiaie, capo di Avanguardia nazionale che, come risulta da diversi processi, frequentava l’ufficio di D’Amato.
Sempre da quei cinque milioni arrivarono, secondo gli investigatori, anche i soldi che servirono a finanziare il depistaggio a mezzo stampa.
In particolare, gli inquirenti ritengono che una somma andò a Mario Tedeschi – piduista, ex senatore del Msi e direttore del settimanale ‘Il Borghese’, ritenuto uno degli organizzatori della strage per aver “coadiuvato D’Amato nella gestione mediatica dell’evento e nell’attività di depistaggio delle indagini”- perché portasse avanti una campagna depistatoria sul suo settimanale, sostenendo l’ipotesi della ‘pista internazionale’ per l’attentato.

Questa ricostruzione sarebbe provata, tra le altre cose, dal fatto che nel documento ‘Bologna’, sequestrato a Gelli al momento del suo arresto nel 1982, c’è un riferimento a Tedeschi con scritto ‘Artic’, che per gli inquirenti significherebbe ‘articoli’.

Tedeschi, Gelli, Ortolani e D’Amato, comunque, non potranno essere processati, in quanto sono morti da anni, mentre ancora non è stata fissata la data dell’udienza preliminare per Bellini e le altre tre persone coinvolte nella prima tranche dell’inchiesta sui mandanti, vale a dire l’ex generale del Sisde, Quintino Spella, l’ex Carabiniere, Piergiorgio Segatel, e Domenico Catracchia, responsabile delle società, legate ai servizi segreti, che affittavano gli appartamenti di via Gradoli dove, nel 1981, trovarono rifugio alcuni appartenenti ai Nar.

Fonte

Lascia un commento

Archiviato in antifascismo, fascisti, istituzioni, strage

La vergogna della mobilitazione del fronte negazionista nel quarantesimo della strage di Bologna.

LA VERGOGNA DELLA MOBILITAZIONE DEL FRONTE NEGAZIONISTA NEL QUARANTESIMO DELLA STRAGE DI BOLOGNA , TRA LORO IL CONDANNATO LUIGI CIAVARDINI, GRUPPI NEOFASCISTI E NEONAZISTI, ESPONENTI DELLA DESTRA E DEI CINQUE STELLE.

strage-bologna-adnkronos

​Il prossimo 2 agosto, senza vergogna e per la prima volta, proprio in occasione del quarantesimo anniversario della strage alla stazione di Bologna, si mobiliterà in diverse piazze italiane un arco di negazionisti composito (dal comitato “L’ora della verità sul 2 agosto 1980” all’associazione ’La verità su Ignoto 86”) per contestare una verità storica e giudiziaria ormai consolidata sulla matrice fascista dell’attentato.

L’evento principale dovrebbe svolgersi in piazza del Popolo a Roma. Tra i più attivi, autore di un appello, anche Luigi Ciavardini, condannato definitivamente per la strage in concorso con Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, affiancato da gruppi di neofascisti come La Rete e Forza nuova, nonché neonazisti come gli ultras dell’Hellas Verona.

Le tesi sostenute per scagionare i fascisti sono le stesse che furono messe in atto dalla P2 per proteggere i Nar, inventando fantomatiche piste internazionali, archiviate tutte come inconsistenti dalla magistratura. Il tutto mentre, proprio in questi mesi, si sono concluse le ulteriori indagini della Procura generale di Bologna che ha rinviato a giudizio come complice una altro neofascista, Paolo Bellini, e individuato come mandanti della strage proprio i vertici della loggia gelliana, riscontrando il flusso di denaro (quasi 15 milioni di dollari) utilizzati per pagare gli esecutori dei Nar e sostenere campagne depistatorie.

Suscita sconcerto, in questo quadro, un convegno negazionista promosso in Senato con la partecipazione del vicepresidente del Copasir, Alfredo Urso, di esponenti parlamentari di Forza Italia, ma soprattutto dei Cinque stelle, a dimostrazione di come questo partito sia un coacervo confuso e indistinto, con al proprio interno personaggi di destra decisamente impresentabili.

da Osservatorio democratico sulle nuove destre

Lascia un commento

Archiviato in antifascismo, democrazia, fascisti, manifestazione, razzismo, strage

JE SUIS CHARLIE

946465_671321729551483_1167657934_n

L’ANPI di Milano aderisce al presidio di Sabato 10 gennaio in piazza Duomo

L’ANPI Provinciale di Milano aderisce al presidio promosso da varie Associazioni che avrà luogo Sabato 10 Gennaio 2015 alle ore 15,30 in piazza Duomo. La mobilitazione costituisce una prima unitaria risposta alla sanguinosa azione terroristica compiuta a Parigi da un commando jihadista         contro il settimanale Charlie Hebdo. L’attacco terroristico che ha provocato la morte di 12 persone, ha colpito al cuore l’Europa, il mondo intero e un simbolo fondamentale della democrazia: un giornale.

All’azione terroristica nella capitale francese è seguito in Nigeria un vero e proprio massacro commesso a Baga e tra le baracche di altri 15 villaggi dai jihadisti di Boko Haram.

Contro questi attentati alla convivenza civile è necessario sviluppare la più ampia mobilitazione delle forze che si richiamano ai valori della democrazia, distinguendo i numerosissimi cittadini musulmani che professano la propria fede dai terroristi.

Sono pertanto da condannare la gravissima proposta di Marine le Pen di effettuare un referendum tra i francesi sulla pena di morte e i i richiami xenofobi e razzisti della Lega di Salvini.

Invitiamo i cittadini, i democratici, gli antifascisti a partecipare numerosi al presidio di sabato in piazza Duomo.

Milano, 9 Gennaio 2015

Roberto Cenati

Presidente ANPI Provinciale di Milano

Lascia un commento

Archiviato in strage

…perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano…

 Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire.

Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.

 

Da Gianni Rodari, Favole al telefono.

 

In questo clima di apocalisse annunciata, di post montismo, di caos ferroviario, come non si può, almeno per un istante, non portare la memoria a quella piazza del centro, che vede passare ogni giorno migliaia di studenti, turisti e uomini di affari? Tralasciando un momento l’emozione della data palindroma 12-12-’12, sarà forse bene non scordarsi della bomba che scoppiò quel pomeriggio di quarantatré anni fa nella filiale di piazza Fontana della Banca dell’Agricoltura. E ovviamente non possiamo nemmeno permetterci che discolorino nella nostra mente tutte le mancanze, gli errori, i crimini, che seguirono l’attentato, perché le ferite provocate dall’esplosivo sono ancora aperte, perché la verità sull’accaduto non è un bene comune.  È triste constatare in occasione degli anniversari delle Stragi, che la “verità” sui fatti è un lusso non destinato alla moltitudine dei cittadini. Il mistero che ammanta i volti degli stragisti, dei mandati italiani o stranieri, non è nemmeno minimamente degna di un paese civile, di un paese che si è formato dopo aver sconfitto quelle stesse persone che hanno piazzato la bomba a Piazza Fontana! Di questa vicenda noi possediamo  soltanto una verità frammentaria, incerta e traballante; dobbiamo costantemente mettere assieme i pochi tasselli che abbiamo in mano sperando di poter dare la giusta ricompensa alle vittime e ai loro familiari.

Spesso lavorare sulle Stragi significa affidarsi a prove indiziarie, percorrere strade sbarrate, sia dalla negligenza, sia dalla malcelata volontà di insabbiare. Magari c’è la speranza di ritrovare in un qualche ufficio un armadio goffamente nascosto, ma forse sarò troppo tardi per poter vedere i volti dei bombaroli  davanti ad una  tribunale!

Viste queste cose non si può non dire che l’Italia abbia fatto completamente i conti con il fascismo, dalle stragi di Stato, agli eccidi nazifascisti riscontriamo la totale inadeguatezza delle minime azioni giudiziarie intentate contro quei fatti.  Gli “scheletri nei nostri armadi” non sono stati rimossi, il cancro della violenza e della sopraffazione intacca ancora i gangli vitali del nostro paese. Certamente una sentenza non ripara i danni intimi provocati da una bomba, ma ridarebbe al popolo quella consapevolezza della sua sovranità, che non lo farebbe suddito delle decisioni  violente di persone nascoste sotto la maschera di moderati e democratici.

Ma cosa si può fare in questo momento, mi si scusi la domanda retorica?

L’unica cosa in nostro possesso è il ricordo: non a caso tante parole di questo mio breve intervento si rifanno all’ambito della memoria! La memoria  e quelle piccole scintille di verità che possediamo sono armi potentissime (più potenti delle bombe!), capaci di far vivere chi è stato deliberatamente e ingiustamente ucciso!

Lascia un commento

Archiviato in antifascismo, strage

Strage di Bologna

Bologna, trentadue anni fa, una bomba scoppia in una gremita sala d’aspetto della stazione. Sono le dieci e venticinque, la stanza è piena di gente, turisti, vacanzieri, studenti; cinque chili di tritolo e diciotto chili di nitroglicerina stipati in una semplice valigia spezzano la vita a ottantacinque persone e furono ferite duecento. Ottantacinque storie falcidiate da una violenza cieca, la stessa violenza che aveva soggiogato il nostro paese per più di vent’anni. Chi mai avrebbe pensato di cadere vittima in una sala d’aspetto di una stazione, alla partenza o al ritorno dalle vacanze, molti di loro già pregustavano il mare o avevano nel cuore la nostalgia per la sabbia il sale o il sole caldo. L’onda d’urto di quello scoppio fece crollare un’intera ala della stazione, investì un treno fermo sulla banchina, distrusse un lungo tratto di pensilina, trenta metri.
Tutti questi numeri riassumono velocemente l’odio di chi ha voluto far cessare ottantacinque innocenti giovani, mature, anziane storie. L’elenco dei loro nomi innocenti è memoria tangibile di un sacrificio inutile, caposaldo immenso di una testimonianza che ci deve essere sempre più cara dinnanzi ad ogni esternazione violenta di quell’odio del terrorismo Nero che ha macchiato tanto il nostro paese. Il loro ricordo deve essere esempio non immobile, ma spinta forte verso ideali antifascisti, affinché non più si possano vedere monumenti creati a commemorare  nuove stupide stragi.
Il ricordo deve esternarsi e concretizzarsi in comportamenti volti ad estirpare i rigurgiti e le comparse carsiche del fascismo. Il ricordo deve volgerci alla giustizia, che è diritto fondamentale di ogni popolo. Il ricordo deve aiutarci a rigettare tutte quelle affermazioni destabilizzanti che vogliono minimizzare la gravità della strage, come le dichiarazioni di Licio Gelli e del suo mozzicone. Le parole e l’ironia becera di chi non ha perso i più cari affetti feriscono chi si trova privato della più grande ricchezza come se fossero un’eco dell’onda d’urto provocata dalla bomba.
Contro queste parole terribili, contro la violenza di chi sfacciatamente continua a non mostrare vergogna o pentimento, noi opponiamo parole fieramente partigiane e antifasciste.

E il nome di Maria Fresu
continua a scoppiare
all’ora dei pranzi
in ogni casseruola
in ogni pentola
in ogni boccone
in ogni
rutto – scoppiato e disseminato –
in milioni di
dimenticanze, di comi, bburp.
(Il Nome di Maria Fresu, Andrea Zanzotto)

Il nome di Maria Fresu è il pungolo del nostro ricordo, il suo nome immateriale – la sua storia oramai senza corpo – risuoni nell’indifferenza di un paese con la memoria disintegrata. I ventiquattro anni di Maria e i tre della sua bambina Angela rimangano perpetui nel suono non conciliante della voce del Poeta e con loro anche le restanti ottantaquattro storie.

Lascia un commento

Archiviato in antifascismo, strage