Archivi del mese: febbraio 2015

Legge elettorale e riforma del Senato: era (ed è) una questione democratica. 2° puntata

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Si tratta non di due tematiche isolate, ma di un complesso di vicende legislative, parlamentari e politiche, che attengono – da sole e nel loro insieme – alla democrazia, cioè al fondamento stesso della nostra società, delle nostre istituzioni e della convivenza civile. In effetti si è rilevato che la democrazia rappresentativa esige il massimo degli spazi per la partecipazione e la rappresentanza dei cittadini; che essi non possono mai
essere sacrificati sull’altare della governabilità; che gli spazi di democrazia non possono essere ridotti se non a danno dell’intero sistema costituzionale e della stessa configurazione democratica del Paese.

Le due riforme in discussione, che riducono entrambe spazi di democrazia e incidendo sulle manifestazioni più rilevanti della sovranità popolare, si inseriscono in un contesto complessivo rivelatore di una concezione della democrazia , che non può che essere contestata e che fin d’ora desta preoccupazioni.
La tendenza che si sta seguendo è quella dell’aumento dei poteri dell’esecutivo, a scapito del Parlamento; ancora di più, è quella di un sistema che restringe anziché incrementare la partecipazione dei cittadini e i poteri delle istituzioni che dovrebbero rappresentarli.

Trentaquattro voti di fiducia in un anno fanno riflettere, perché si risolvono in una restrizione della libertà di discussione in Parlamento e della riduzione in tempi spesso assai stretti (si parla troppo di tempi “contingentati” e di leggi “blindate” !!), del confronto e dalla riflessio nenelle Commissioni ed in Aula.

Lo stesso va detto per la frequenza eccessiva dei decreti legge e soprattutto delle leggi delegate, che dovrebbero corrispondere ai requisiti perentoriamente richiesti dall’art. 76 della Costituzione (“determinazione dei princìpi e criteri direttivi e soltanto per tempi limitati e per oggetti definiti”) e invece assai spesso se ne distaccano.                                       Se la delega è troppo generica e frutto di una discussione limitata, vengono devoluti al Governo poteri eccessivi, in danno del Parlamento e della rappresentanza. Ma questo è accaduto più volte anche su leggi importanti (da ultimo sul “Jobs Act”).

A proposito di quest’ultimo, poi, si è verificato un fatto non meno grave e preoccupante: i licenziamenti collettivi, non espressamente previsti nella legge delega, sono stati inseriti a pieno titolo nei decreti delegati; e ciò contrastando il parere espresso – in modo univoco – da entrambe le Camere, in senso nettamente contrario. E ciò in contrasto con una prassi parlamentare ormai consolidata da tempo, secondo la quale – quando le due Camere esprimono un parere conforme – il Governo deve tenerne conto, anche se il parere – in linea di principio – non sarebbe vincolante.

Ma non basta: in uno dei provvedimenti “riformatori” è stata inserita una norma che attribuisce al Governo la facoltà di incidere sull’agenda dei lavori parlamentari, ove dichiari trattarsi di una priorità.

Infine, tanto per non farsi mancare nulla, anziché accrescere la possibilità di svolgimento dell’iniziativa legislativa popolare, si sono aumentate le firme, rendendo così ulteriormente difficile l’esercizio di un potere espressamente attribuito dalla Costituzione ai cittadini..

In questo contesto, si capisce perché la preoccupazione maggiore, per la legge elettorale, sia stata quella di garantire la governabilità, non consentendo ai cittadini la piena esplicazione del diritto di scegliere i propri rappresentanti ed anzi aumentando in misura assai elevata (secondo i vari conteggi dal 50 al 70% del totale) il numero dei parlamentari che, in pratica, saranno “nominati” dai partiti; e conservando inoltre la possibilità di candidarsi in più collegi e quindi compiere poi scelte che il cittadino dovrà semplicemente subire.

Si capisce anche perché, anziché limitarsi a differenziare le funzioni delle due Camere, si è puntato su una sostanziale “abolizione” del Senato, ridotto – per mancanza di una vera elettività e di sostanziali funzioni – ad un rango accessorio ed ininfluente. Senza che si possa davvero parlare di un “Senato delle autonomie”, perché il semplice esame della normativa dei Paesi che ne dispongono, dimostra quanto sia lontano da quei modelli, il testo piuttosto sgangherato che si sta elaborando.

Ancora una volta, dunque, è la concezione della democrazia ad entrare in gioco. Quella che si manifesta negli esempi fatti più sopra (ma molti altri se ne potrebbero fare) è assai lontana, non solo dalla antichissima concezione degli ateniesi (il governo dei molti e la partecipazione, come nucleo centrale del sistema), ma anche dallo spirito che aleggia non solo nella prima parte della Costituzione, ma anche nella seconda.

E’ dunque questa concezione che va modificata, cosi come occorre che venga finalmente e seriamente “rigenerata” la politica; perché in questo si può ravvisare la madre di tutti le vere riforme e la soluzione del problema assai grave che oggi affligge il nostro Paese: la disaffezione verso la politica, il distacco dalle istituzioni, l’indifferenza e la rassegnazione di tanti (troppi) cittadini.

Carlo Smuraglia da “Anpi new del 24 febbraio/3 marzo 2015”

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Legge elettorale e riforma del Senato: era (ed è) una questione democratica.

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Non posso tacere su ciò che è avvenuto e sta avvenendo, in Parlamento, sul tema delle riforme ed ora, in particolare, su quella del Senato.

La situazione, a tutti nota attraverso i resoconti della stampa e della televisione, trova una felice sintesi nel titolo di un articolo apparso domenica su un quotidiano nazionale: “Il peggior modo di riscrivere la Carta di tutti”. Sono perfettamente d’accordo su questa implacabile fotografia di ciò che si è verificato e si sta verificando, a danno della democrazia, della rappresentanza, della Costituzione e – purtroppo – a danno del modo dei cittadini di considerare la politica e le istituzioni.

Il voto finale sulla riforma del Senato è stato rinviato a marzo, ma senza troppe speranze di ravvedimento; la legge elettorale, modificata, dovrà subire un ulteriore esame, anche in questo caso con poche speranze – da parte nostra – di veder subentrare la ragionevolezza e il rispetto della democrazia. Ma nessuno può pensare che tutto sia finito così. C’è ancora un cammino da percorrere, sia per la legge elettorale (che alla fine, se sarà approvata così, dovrà anche passare sotto le forche caudine della Corte costituzionale), sia per il Senato, per il quale non è ancora veramente cominciata la seconda lettura, e manca ancora la necessaria pausadi riflessione.

Continuiamo dunque a batterci perché prevalga il buon senso e vincano la democrazia e la Costituzione. Soprattutto continuiamo ad informare le cittadine ed i cittadini, perché si rendano conto che non si può restare indifferenti, perché ciò che si fa e si farà in Parlamento riguarda la vita loro e delle loro famiglie, la collettività nazionale nel suo complesso, e soprattutto la convivenza civile, fondata sui valori costituzionali.

– il Presidente Carlo Smuraglia, dall’ultimo numero di ANPINews http://www.anpi.it/newsletter/archivio/

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Nella giornata del ricordo…..un ricordo

10941517_10152752149167903_4331968387105568728_n“Fuori si sentono voci tranquille di passanti e grida di bambini. Un terribile pensiero mi prende. Perché mi sono impegnato in questa lotta? Perché sono qui quando tanti più sani e forti di me vivono tranquilli sfruttando la situazione in ogni modo? Ripenso alla mia vita di studio, al mio lavoro su Heidegger interrotto. Perché ho abbandonato tutto questo? Mi ricordo con precisione: una strada piena di sangue e un carro con quattro cadaveri vicino al Mussotto. Il cantoniere che dice: – È meglio morire che sopportare questo -. Sì è allora che ho deciso di gettarmi allo sbaraglio. Avevo sempre odiato il fascismo ma da quel momento avevo sentito che non avrei più potuto vivere in un mondo che accettava qualcosa di simile, fra gente che non insorgeva pazza di furore, contro queste belve. Una strana pace mi invade l’animo a questo pensiero. Ripeto dentro di me: «Non potevo vivere accettando qualcosa di simile. Non sarei più stato degno di vivere». Ripenso al capitano Viane poi a Memmo Guerraz. Mi pare che Vian monti un gigantesco cavallo bianco e che scenda da Boves verso il piano. Tutti lo guardano dicendo: – È Vian, è il capitano Vian -.”
– da “Banditi” di Pietro Chiodi, edizioni Einaudi.
Nella foto il pane inciso da Ignazio Vian, come ultimo messaggio alla famiglia, prima di venire ucciso.

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Cara Giunta, puliamo i muri dalle scritte naziste?

Pennellessa

Diversi muri di Senago sono imbrattati da scritte fasciste e da simboli nazisti. L’Amministrazione Comunale dovrebbe fare pulizia.

In zone centrali della città i muri riportano svastiche e scritte propagandistiche dell’estrema destra. Non è cosa nuova.

Richiamati da una manifestazione xenofoba tenutasi nel passato purtroppo nella nostra città, estremisti probabilmente non senaghesi, ma richiamati dall’occasione, hanno imbrattato i muri con orribili frasi(cariche di errori ortografici e grammaticali) contro le persone di religione islamica.

Le frasi sono rimaste lungo tempo in brutta mostra sui muri, anche vicini alle scuole pubbliche. Purtroppo, i ragazzi ed i bambini che le hanno lette non hanno avuto buoni motivi per rinforzare le loro conoscenze della lingua italiana né lo spirito di convivenza tra diversi che invece la scuola si impegna a favorire.

Dopo diversi mesi, qualcuno, dotato di buona volontà, spirito civico e un fondo di vernice ha provato a cancellare quelle oscenità.

Ma altre scritte sono rimaste.

L’Amministrazione Comunale di Senago dovrebbe prendere esempio dagli anonimi cittadini che hanno fatto una prima pulizia e, dopo una ricognizione, cancellare tutte le scritte che insegnano l’odio e inneggiano al nazifascismo.

Innanzitutto per i bambini ed i ragazzi, che hanno diritto a vivere in un clima meno macabro. E poi, per esprimere una chiara scelta di campo verso tutta la comunità cittadina.

In fondo, visto che l’Amministrazione è capace di trovare i mezzi per affidare al volontariato alcuni “pezzi” della manutenzione cittadina, forse organizzare questa pulizia non costituirebbe un grave impegno finanziario per le esangui casse cittadine.

E d’altra parte, se il Municipio ha speso impegno, discussioni e fondi per la campagna contro le deiezioni canine, dovrebbe impegnarsi anche per questa nuova opera di pulizia. Difatti le scritte naziste e razziste sporcano la città più delle deiezioni: queste sono di origine non umana; le prime, di origine disumana.

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