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BENVENUTI PROFUGHI

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Il 1° novembre arriveranno a Milano, nella caserma Montello, circa 300 profughi che l’Italia, come è suo dovere, ospita.

La Lega Nord e le altre forze della destra estrema stanno facendo di tutto per impedirlo, seminando paura tra i cittadini e addirittura invitando le forze dell’ordine alla disobbedienza, quindi all’ammutinamento.

Le organizzazioni di destra estrema chiedono che si ripetano a Milano gli episodi di inciviltà razzista con cui gli abitanti di Goro hanno di fatto impedito che dodici donne e otto bambini venissero ospitati in una struttura locale.

Ma per fortuna non tutti hanno perso ogni senso di umanità.

Il Comitato Zona 8 Solidale organizza, per tutta la giornata del 1° novembre, a partire dalle 10:30, una festa popolare in Via Caracciolo per dare il benvenuto ai rifugiati.

Tutti coloro che non intendono cedere al ricatto della paura ed all’ignominia del razzismo sono invitati a partecipare.

Rifugiati, siete i benvenuti.

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A Milano l’estrema destra assedia il Giorno della Memoria.

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January 22, 2016

Che l’antifascismo non fosse più una cosa scontata lo sapevamo già, ma che ormai sia venuto meno anche un minimo di pudore è senz’altro un dato da evidenziare. Già, perché a Milano il Giorno della Memoria (27 gennaio) sta per essere letteralmente assediato da iniziative dell’estrema destra. Domenica 24 si tiene il convegno organizzato da un network europeo di ispirazione nazifascista, che comprende, oltre la nostrana Forza Nuova, anche organizzazioni come i tedeschi della Npd o quella banda di delinquenti che è la greca Alba Dorata. Il 28 e il 29 gennaio, poi, è il turno del fascioleghismo in salsa europea, con un evento che prevede il lancio ufficiale in Italia della coppia Salvini-Le Pen. E tutto questo senza che a livello istituzionale si siano ad oggi registrate reazioni degne di nota. Insomma, come se ormai valesse tutto.

Il Giorno della Memoria è sicuramente una commemorazione dai contorni molto istituzionali e quindi poco adatta a stimolare coinvolgimento e mobilitazione, ma è pur sempre il giorno in cui si ricorda la più grande infamia della storia del nostro continente, cioè l’Olocausto, il genocidio di ebrei e rom, lo sterminio dei popoli “non ariani, gli  “untermenschen”, degli omosessuali, dei disabili, degli oppositori politici. Per questo si tratta di un giorno che dovrebbe di per sé tenere alla larga nazisti, fascisti, razzisti, antisemiti, xenofobi, omofobi e simili. Dovrebbe, appunto, ma evidentemente non è più così.

Il convegno del 24 gennaio è organizzato dalla rete nazifascista europea “Alliance for Peace and Freedom” (Apf) e inizialmente doveva tenersi alle Stelline, ma l’intervento dei movimenti antifascisti e dell’Anpi, che si è portata dietro un po’di sinistra politica e sociale, ha fatto saltare la location. Hanno poi provato in Regione, ma è andata male anche lì, un po’ perché gli alleati della Lega si chiamano Casa Pound e non Forza Nuova e un po’ perché Maroni è già impegnato in altre edificanti battaglie, come quella di riuscire a trascinare il gonfalone di Regione Lombardia al Family Day. Quindi, finirà come al solito, cioè il convegno si terrà in un albergo milanese (ancora sconosciuto), grazie alla gentile intermediazione della Questura.

In ogni caso, non solo le reazioni da parte delle istituzioni del territorio, come il Comune (e gli stessi aspiranti sindaci) o la Regione (ma qui stendiamo un velo pietoso), sono state finora al di sotto del minimo sindacale, ma addirittura ci sono rappresentanti istituzionali che partecipano in prima persona al convengo del 24. A parte la grottesca consigliera regionale Baldini (a suo tempo eletta nella Lista Maroni), le locandine annunciano persino la presenza del ciellino ed ex Ministro Mario Mauro a fianco del capo di Forza Nuova.

Contro il convegno nazifascista il Comitato Permanente Antifascista ha organizzato un presidio per domenica mattina alle ore 10.00 alla Loggia dei Mercanti. Per ora ci risulta essere l’unica iniziativa in campo.

Il 28 gennaio alle 18 si terrà invece il convegno promosso dal gruppo parlamentare europeo di estrema destra, “Europa delle Nazioni e della Libertà”, costituito tra gli altri dalla Lega e dal Front National. Salvini questa volta non ha osato la piazza e tutto si svolgerà al chiuso (si entra solo con prenotazione), in una sala di Milano Congressi in FieraMilanoCity. È prevista la presenza di numerosi parlamentari europei e soprattutto dei capi dei principali partiti dell’estrema destra istituzionale del continente, a partire da Marine Le Pen. Alcuni rumours parlano anche della possibile presenza di deputati omofobi del partito di Putin. In altre parole, sarà il lancio politico, rivolto anzitutto alla stampa nazionale (conferenza stampa il 29 mattina), del fascioleghismo come opzione di governo, nazionale e continentale, e la conferma pubblica e definitiva della collocazione della Lega nell’alveo della destra radicale e xenofoba europea.

Con l’aria che tira in Europa e mentre anche qui da noi razzisti e xenofobi soffiano quotidianamente sul fuoco, se non peggio, sarebbe davvero incomprensibile se il progetto della coppia Salvini-Le Pen non incontrasse a Milano una voce contraria. Per questo diverse realtà, unite nella firma Milano Antifascista, Antirazzista e Meticcia, hanno indetto un corteo per giovedì 28 gennaio, con partenza alle h. 18 aPagano. Nell’evento fb www.facebook.com/events/768303223281523/ trovate le info e gli aggiornamenti.

Per la mattina del 29 gennaio è previsto, inoltre, un corteo degli studenti, con partenza alle h. 9.30 da Cairoli. 

di Luciano Mulhbauer.

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Una firma contro il fascismo

Domenica 24 dicembre dalle ore 9:00 alle 12:00 a Senago in piazza A. Moro, 
saremo presenti con un banchetto per raccogliere le firme.
 

 

Si chiede l’immediato scioglimento di tutte le organizzazioni neofasciste e neonaziste, da Forza nuova a Casa Pound a Lealtà Azione alla Comunità militante dei dodici raggi e consimili, che traggono ispirazione dal passato ventennio mussoliniano come dal nazismo e che assumono come modelli di riferimento organizzazioni terroristiche e antisemite dello scorso secolo, come la Guardia di Ferro rumena e Le croci frecciate ungheresi.
Diversi esponenti di questi stessi raggruppamenti sono stati in questi anni protagonisti di atti apologetici del fascismo, violenze gravissime, spesso a sfondo razziale, e per queste ragioni condannati dalla giustizia ordinaria.
La volontà da parte di dette formazioni di ricostituire nel presente il partito fascista, contravvenendo alla legge, è un dato inconfutabile.
La stessa Corte di Cassazione, l’8 gennaio 2010 (sentenza 19449 Quinta sezione penale), riguardo Forza nuova, ribadiva la natura «nazifascista»dell’organizzazione.
Si richiede altresì da subito il divieto alle organizzazioni citate di poter accedere a spazi pubblici, all’aperto o al chiuso, per manifestazioni, convegni, concerti, raccolta firme o altre attività a fini propagandistici.

Anpi Senago

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Fascisti anche a Senago

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Come era ampiamente prevedibile, visto il clima che si respira in tutto il paese, anche Senago ha visto la comparsa di elementi fascisti sul proprio territorio

Preceduti una settimana prima da manifesti abusivi, nella mattina di domenica 22 novembre, in piazza Dalla Chiesa, l’organizzazione di estrema destra Forza Nuova ha potuto tranquillamente e sfacciatamente occupare il suolo pubblico con un gazebo e distribuire volantini che propagandavano idee razziste e xenofobe.

Un anno e mezzo fa, con facile preveggenza, Anpi Senago, Rete Antifascista Nord Ovest Milano e Sinistra Senago presentarono al Consiglio Comunale di Senago la richiesta di approvare un dispositivo antifascista che individuasse strumenti per prevenire il riemergere di forze che si richiamano a ideologie fasciste, razziste e xenofobe. La richiesta fu trasformata in mozione da parte di SEL.

Ma in Consiglio Comunale la minoranza (Lega Nord, Forza Italia e Vivere Senago), con l’appoggio di alcuni elementi della maggioranza, si oppose alla mozione antifascista e ne causò il ritiro e la bocciatura.

La Lega Nord dichiarò in quell’occasione che “non vi sono fascisti a Senago”.

Ecco, oggi è arrivata la smentita.

E’ intollerabile che organizzazioni che si richiamano a ideologie che vanno contro i valori ed i principi democratici espressi nella nostra Costituzione possano impunemente propagandare odio e rancore.

Anpi Senago, Rete Antifascista Nord Ovest Milano e Sinistra Senago faranno tutto quanto è possibile affinché queste organizzazioni non possano più operare sul nostro territorio.

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L’antifascismo non è un dettaglio. No al nome di Franco Servello al Famedio.

Partigiani sempre

Il fatto è semplice. A Milano c’è il Cimitero Monumentale, che raccoglie anche tombe di uomini e donne illustri e ricorda persone che hanno “illustrato” Milano e non solo, pur se sono seppelliti in altri luoghi (qualche nome: Boito, Catalani, Cremona, Giussani, Hayez, Horowitz, Manzoni, Marinetti, Medardo Rosso, Toscanini e, più di recente Alda Merini, Franco Parenti, Giovanni Pesce e molti altri). Proprio all’ingresso del Cimitero c’è il “Famedio”, luogo dedicato al ricordo di personalità illustri, anche solo con un’iscrizione.

Dal 2010 il Comune di Milano, ha creato un’apposita Commissione del Consiglio, con rappresentanti di tutti i gruppi, per scegliere le persone che dovranno essere iscritte, ogni anno, in occasione del 2 novembre. Anche in questo caso, i nomi sono parecchi e basterà citarne solo alcuni, accanto a quelli dell’elenco sopra indicato: Leo Valiani, Aldo Aniasi, Onorina Brambilla Pesce, Giovanni Pesce, Laura Conti, Claudio Sommaruga, etc. Quest’anno la Commissione si è riunita e, all’unanimità, ha deciso di iscrivere 29 persone e in un elenco speciale, 14 donne. Ci sono Presidenti di ordini professionali, artisti di rilievo come Ronconi, medici, imprenditori. Tra le donne Fiorella Ghilardotti (prima donna Presidente di Regione), Angelica Balabanoff (politica), Maria Montessori (educatrice), Maria Grazia Cutuli (giornalista assassinata dai terroristi in Afghanistan). Fin qui nulla da dire.

Ma poi c’è anche il nome di Franco Servello (politico), che lascia veramente di stucco. Servello è stato un esponente del Movimento Sociale italiano e Senatore, per il suo partito. Ha coperto cariche pubbliche nel MSI, non ha mai rinnegato di essere stato fascista. Una cronaca dell’epoca riporta una foto del suo funerale, in cui appaiono non pochi saluti romani. Dunque, non avendo fatto nulla di eccezionale, neppure nell’esercizio delle funzioni parlamentari, allora bisogna dire che è stato inserito per “meriti fascisti”. Altrimenti, si potrebbero iscrivere tutti i parlamentari e politici, purché non siano finiti in carcere.

E’ un segno dei tempi. Naturalmente l’ANPI e l’ANED hanno vivamente protestato. Ed altrettanto naturalmente è apparso un articolo su “Il Giornale” in cui si parla di “odio che non passa”, di una sinistra che vive di logoro antifascismo, di pagine della storia d’Italia che l’ANPI vuole stracciare. Ci vuole un po’ di coraggio a scrivere certe cose, ma lasciamo stare, tanto non riusciremo mai a far capire a chi non vuol capire che l’odio non c’entra per nulla e che in gioco sono soltanto la storia e la dignità di un Paese. Il fascismo è stato quello che sappiamo: dittatura, orrori, persecuzioni razziali, morte. Non può essere considerato meritorio averne fatto parte, per la semplice ragione che la storia è andata in un’altra direzione, ha vinto la Resistenza, è nata la Repubblica, la Costituzione fondata su valori tutti contrari all’ideologia ed alla pratica fascista. Non c’è bisogno di argomentare a lungo su questo.

Lo sforzo per arrivare ad una “memoria condivisa” dovrebbe passare per altre vie, oggi ancora improponibili: e la prima tappa dovrebbe essere quella del riconoscimento della Storia, del rifiuto del fascismo e della dittatura, della straordinaria importanza della Resistenza e della Liberazione. Non siamo ancora arrivati ad una memoria “collettiva”, fondata sul comune riconoscimento almeno dei fatti principali; figurarsi se possiamo pensare ad una parificazione tra chi combatteva e si impegnava per la dittatura e chi dedicava la sua vita alla libertà del Paese.

Ma la riflessione principale deve essere un’altra: come è possibile che in una città democratica come Milano, che si gloria di una Medaglia d’oro per la Resistenza, una Commissione comunale decida una simile cosa e per di più all’unanimità? Nessuno dei componenti si è reso conto che così si reca uno sfregio ai tanti nomi degni e davvero illustri ricordati nel Famedio e si accredita una visione storica improponibile? E non è intervenuta la Giunta, né il Sindaco. Nessuno si è opposto, o ha protestato, al di fuori delle Associazioni di cui ho detto.

Questo è il vero dramma di questo Paese, che possano accadere cose del genere in una città democratica e non ci sia una reazione. So benissimo che moltissimi non saranno d’accordo con quella iscrizione; e sono convinto che neppure il Sindaco la gradirà. Ma si tace, e tutto passa in una sorta di indifferenza generale. Come a dire: “con tutto quello che succede, nel mondo e in Italia, che volete che sia?”. E ancora più grave è il non capire che così si è ragionato negli anni venti, quando nasceva il fascismo, così si è ragionato nel ’46, invece di fare una vera epurazione e rinnovare completamente il tessuto democratico della struttura dello Stato.

Se oggi fioriscono gruppi neofascisti, se ancora siamo costretti a vedere i saluti romani e i simboli fascisti (e giustamente non li tolleriamo), è per questa disaffezione alla partecipazione, questo modo di sottovalutare fatti che sembrano modesti, ma in realtà hanno un significato di assai maggior peso di quanto si pensi. Quando diciamo che questo Stato non è ancora diventato davvero antifascista, alludiamo a questi esempi, che sono tanti e che non sono più accettabili.

Bisogna che le coscienze si risveglino e si compia un salto di qualità nell’impegno democratico. Senza del quale, finiremo davvero, assai tristemente, nella palude di un Paese senza storia e senza valori. Sia chiaro, una volta per tutte, perfino a certa stampa (se ci riesce) che non stiamo fomentando odi o rancori; pretendiamo soltanto che la storia sia rispettata e accettata per quello che ci racconta e ci descrive, soprattutto delle nostre pagine migliori.

Rivolgiamo una sollecitazione, forte, a coloro che cedono ai compromessi in nome dell’unanimità, a coloro che tacciono, a coloro che non si indignano: chiediamo partecipazione, fedeltà ai princìpi ed ai valori ed infine rispetto per coloro che meritano davvero di essere ricordati e per i quali il doveroso ricordo non deve essere umiliato e svilito. Mentre il rispetto per ogni defunto come tale è, ovviamente, fuori discussione.

di Carlo Smuraglia Presidente dell’Anpi Nazionale

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Il neofascismo e lo Stato: breve cronaca di un assurdo.

Forte contrasto dell’ANPI e dei Sindaci alla manifestazione di CasaPound; ma alla fine lo Stato non interviene.

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E’ nei primi giorni del mese che si viene a sapere di due iniziative: una “tre giorni” promossa da Forza Nuova a Cantù; la festa di CasaPound a Milano. “Anche questo 2015, il Campo Solare di Cantù vedrà le bandiere di Fn stagliarsi nel cielo settembrino”, recita il blog milanese dell’organizzazione di estrema destra.

CasaPound, non da meno, promuove la sua iniziativa negli stessi giorni: dall’11 al 13 settembre.

La reazione antifascista è immediata: il Presidente dell’Anpi nazionale Carlo Smuraglia scrive alle più alte cariche dello Stato chiedendo un intervento immediato perché Milano, Medaglia d’Oro alla Resistenza, non subisca l’oltraggio, l’Anpi di Milano promuove per l’11 settembre un presidio alla Loggia dei Mercanti, il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia pone il veto alla manifestazione dei “fascisti del 2000”.

In fuga da Milano, quelli di CasaPound chiedono ospitalità a Castano Primo, in provincia della metropoli lombarda, ma lo fanno per interposta associazione sportiva di copertura, sicché il Sindaco, ignorando la natura dei sedicenti festaioli, concede l’area. Ma quando, poco dopo, scopre l’arcano, dichiara: “siamo stati raggirati”. E, a sua volta, ritira il permesso. Intanto l’Anpi promuove un presidio di protesta anche a Castano Primo. Siamo al 12 settembre. Il Prefetto conviene col Sindaco di Castano.

Intanto il Presidente del Senato Laura Boldrini risponde alla lettera di Smuraglia dichiarando la sua impotenza dal punto di vista istituzionale, ma concordando pienamente dal punto di vista politico con le posizioni dell’Anpi.

Dopo tutto ciò, davanti alle iniziative dell’Anpi nazionale e Milanese, davanti al netto rifiuto dei due Sindaci, davanti al rigetto generalizzato dell’opinione pubblica, CasaPound, minacciando improbabili occupazione di Piazza Duomo a Milano, svolge comunque la sua festa a Castano Primo davanti ad un nutritissimo schieramento di forze dell’ordine che, però, non fanno nulla per impedire lo svolgimento – pur vietato – della manifestazione. Non c’era – va da sé – l’ordine di intervenire.

A questo punto ci si chiede come mai, davanti ad una conclamata, reclamata e ostentata violazione dei divieti da parte dell’organizzazione neofascista, il Ministro dell’Interno, ma più in generale lo Stato, non abbia risposto, se non in modo tremolante e subalterno.

da Patria Indipendente. (periodico dell’Anpi Nazionale)

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Il settembre nero della Lombardia

Fascismi. Forza Nuova a Cantù, Casa Pound a Milano: due raduni tra antisemismo e concerti nazi. La risposta antifascista

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L’hanno già ribat­tez­zato «il set­tem­bre nero» della Lom­bar­dia. Due gli appun­ta­menti, in con­tem­po­ra­nea, da venerdì 11 a dome­nica 13 set­tem­bre a Cantù e a Milano. Il primo è pro­mosso da Forza nuova, un mee­ting inter­na­zio­nale, il terzo dopo quelli del 2013 e 2014, che ave­vano visto la par­te­ci­pa­zione di espo­nenti di for­ma­zioni di estrema destra, neo­na­zi­ste e ultra­cat­to­li­che pro­ve­nienti da diversi paesi euro­pei, dal Bri­tish natio­nal party alla spa­gnola Demo­cra­cia Nacio­nal all’Hivm unghe­rese alla fran­cese Jeune nation.

Quest’anno è già stato pre­an­nun­ciato, tra gli ospiti, l’arrivo di una dele­ga­zione di Rina­scita nazio­nale polacca (Naro­dowe odro­d­ze­nie pol­ski), la più vec­chia tra le for­ma­zioni della destra radi­cale di que­sto Paese, legata al cir­cuito di Blood and Honour, il cui sim­bolo è stato ripreso da una for­ma­zione anti­se­mita degli anni Trenta, la Falange nazional-radicale. Lo slo­gan che ulti­ma­mente con­trad­di­stin­gue il Nop non lascia spa­zio ad equi­voci: «Fasci­smo? Noi siamo peggio!».

L’anno pas­sato i dibat­titi si erano prin­ci­pal­mente incen­trati sull’immigrazione con­tro lo Ius soli, oltre che con­tro l’aborto e l’omosessualità in difesa della fami­glia tra­di­zio­nale. Ora, con un mani­fe­sto che rimanda gra­fi­ca­mente al mito delle Ter­mo­pili, dal titolo «300 per l’Italia. For­giare le armi per le bat­ta­glie di oggi e di domani», si vira più verso uno stage di for­ma­zione interna.

Il luogo è sem­pre lo stesso, il «Campo solare», una strut­tura comu­nale messa a dispo­si­zione dal sin­daco Clau­dio Biz­zo­zero, a guida di una giunta com­po­sta da liste civi­che che nella pri­ma­vera del 2012 riu­sci­rono a pre­va­lere su tutti gli altri schie­ra­menti. Un sin­daco che è riu­scito, dando spa­zio ai fasci­sti, a con­qui­starsi indubbi momenti di noto­rietà. Anche in que­sta occa­sione, come in pas­sato, por­terà, ne siamo certi, il ben­ve­nuto dell’amministrazione comu­nale ai par­te­ci­panti della tre giorni di Forza nuova, ina­nel­lando spro­lo­qui circa la libertà di pen­siero, magari facen­dosi nuo­va­mente foto­gra­fare sotto una grossa croce cel­tica uti­liz­zata come inse­gna del festival.

La vera novità, a dif­fe­renza degli anni pre­ce­denti, è rap­pre­sen­tata dal fronte anti­fa­sci­sta che è andato a costi­tuirsi su un appello comune dal titolo «No al festi­val neo­na­zi­sta a Cantù», amplis­simo e tra­sver­sale, com­po­sto da mol­tis­sime sezioni dell’Anpi, che hanno ade­rito anche a livello regio­nale e nazio­nale, da diversi par­titi poli­tici (Pd, Prc, Pdci e Sel), dalle prin­ci­pali orga­niz­za­zioni sin­da­cati (Cgil, Cisl, Uil e Usb) e da mol­tis­sime asso­cia­zioni. Più di due­cento, al momento, le ade­sioni collettive.

Una rispo­sta che ha pun­tato a sen­si­bi­liz­zare la cit­ta­di­nanza, costretta ancora una volta a tol­le­rare la pre­senza di cen­ti­naia di neo­fa­sci­sti guar­dati a vista da plo­toni di poli­ziotti in tenuta anti­som­mossa, con prese di posi­zione, comu­ni­cati, volan­ti­naggi ai mer­cati, inter­ro­ga­zioni par­la­men­tari. La mobi­li­ta­zione sfo­cerà alla fine, sabato 12, in una pub­blica assem­blea nella sala del con­si­glio comunale.

Il secondo appun­ta­mento, a Milano, sarà invece orga­niz­zato da Casa Pound che qui vor­rebbe tenere il suo festi­val nazionale.

Il luogo è ancora rigo­ro­sa­mente tenuto segreto. Si sa di richie­ste per svol­gere parte delle ini­zia­tive nelle strut­ture di alcuni comuni della pro­vin­cia. Richie­ste avan­zate da asso­cia­zioni col­la­te­rali a Casa Pound. Secondo le pre­vi­sioni dovreb­bero comun­que con­fluire almeno due­mila persone.

Nel pro­gramma fatto fil­trare, in evi­denza la serata del 12 con un con­certo nazi-rock (in car­tello i Zeta­ze­roalfa, i Driz­za­torti e i Ddt, con il sim­bolo dell’organizzazione nazi­sta Todt appron­tata nel secondo con­flitto mon­diale per costrin­gere al lavoro coatto nei ter­ri­tori occu­pati), men­tre il giorno pre­ce­dente il clou sarebbe rap­pre­sen­tato da uno spet­ta­colo di bur­le­sque con cena su pre­no­ta­zione. Siamo sul vol­gare andante. Nulla al momento si cono­sce dei dibat­titi e degli ospiti invitati.

Dopo Lecce, dove si tenne l’edizione pre­ce­dente, con scor­ri­bande in città di teste rasate, aggres­sioni, risse e arre­sti (tra l’altro anche di diri­genti mila­nesi), si è alzato un certo allarme.

L’amministrazione comu­nale mila­nese per bocca del suo asses­sore alla sicu­rezza, Marco Gra­nelli, ha espresso il no della giunta Pisa­pia e ha chie­sto la con­vo­ca­zione urgente in pre­fet­tura del Comi­tato per l’ordine e la sicu­rezza. Secondo indi­scre­zioni que­stura e pre­fet­tura sareb­bero orien­tate a spo­stare l’evento fuori città.

Il pre­si­dente nazio­nale dell’Anpi, Carlo Smu­ra­glia, ha scritto al Governo, al Pre­si­dente della Repub­blica Ser­gio Mat­ta­rella e ai pre­si­denti di Camera e Senato, per invi­tare le «isti­tu­zioni demo­cra­ti­che» a porre un limite al dila­gare di que­ste manifestazioni.

Le rea­zioni dei gior­nali di destra («Libero» e «Secolo d’Italia») sono state tanto imme­diate quanto vio­lente e offen­sive nei con­fronti dei «pen­sio­nati dell’Anpi», in difesa dei «bravi ragazzi di Casa Pound» che si occu­pano di «poli­tica, cul­tura, soli­da­rietà e sport», dimen­ti­chi del numero ormai esor­bi­tante di con­danne, anche recen­tis­sime, di nume­rosi loro espo­nenti per atti vio­lenti gra­vis­simi. L’ultimo in luglio a Viterbo con pene da quat­tro a tre anni di car­cere a quat­tro diri­genti per un raid squa­dri­stico ai danni di gio­vani dei cen­tri sociali.

Il fatto è che Milano e la Lom­bar­dia si con­fer­mano come la città e la regione più «nere» d’Italia. Impres­sio­nante l’elenco di con­ve­gni, con­certi, raduni neo­na­zi­sti, spesso a carat­tere inter­na­zio­nale, degli ultimi due-tre anni.

Quasi impos­si­bile ricor­darli tutti, dal con­certo del 20 aprile 2013 a Mal­nate (Varese) per il com­pleanno di Adolf Hitler a quello del 15 giu­gno dello stesso anno a Rogo­redo (un quar­tiere di Milano), pro­mosso dagli Ham­mer­skin con neo­na­zi­sti da tutta Europa, al con­ve­gno mila­nese di Casa Pound con Alba dorata del 15 marzo 2014, al 1° novem­bre, con l’ennesimo con­certo nazi nei pressi di Trez­zano, con arrivi da Ger­ma­nia, Austria e Fin­lan­dia. E già si pre­para un nuovo appun­ta­mento, l’Hammerfest 2015, per la fine di novembre.

Sarebbe dav­vero ora di met­tere la parola fine.

di Saverio Ferrari, Marinella Mandelli da “Il Manifesto”

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A Roma e Treviso sono stati episodi di fascismo

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Ieri e oggi dei gruppi – gruppuscoli – di persone hanno protestato in provincia di Treviso e a Roma contro la decisione di accogliere alcune decine di profughi nelle strutture messe a disposizione del ministero dell’interno: hanno improvvisato dei roghi di mobili e blocchi stradali, hanno tirato dei sassi contro i migranti, hanno provato a forzare i cordoni di protezione della polizia. Non erano più di un centinaio in entrambi i casi, molti appartenevano a CasaPound.

I mezzi d’informazione hanno parlato di “esasperazione”, di “guerra tra poveri”, di “comitati spontanei di cittadini”, di “rabbia”. I politici hanno commentato con le dichiarazioni prevedibili. Matteo Salvini ha detto: “Accoglieteli in prefettura o a casa vostra, se proprio li volete”; il responsabile sicurezza del Partito democratico, Emanuele Fiano: “Il governo e la maggioranza sono impegnati con l’Europa e con le proprie forze per accogliere chi richiede asilo in Italia fuggendo da paesi dove è sottoposto a persecuzioni o a rischio di morte, ed è contemporaneamente al lavoro per rimpatriare chi si trova in condizione di clandestinità”.

Basta dare un’occhiata ai filmati per vedere i manifestanti che urlano insulti o che alzano il braccio destro per fare il saluto romano e capire una cosa semplice: questi sono stati due episodi di fascismo e squadrismo.

Eppure quasi nessuno lo dice, sembra un anacronismo, una forzatura o addirittura un insulto. E si preferisce, nei migliori dei casi, parlare di destra reazionaria o al massimo di xenofobia. Non si pensa che a contrastare i manifestanti fascisti possa essere usata una chiara motivazione antifascista e la rivendicazione di valori e regole democratiche; al massimo si fa appello al senso di solidarietà, al rispetto, al dovere morale dell’accoglienza.

Perché non si usano le categorie del fascismo e dell’antifascismo? Eppure ogni volta che a scuola si leggono – come per esempio nella Marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu – le cronache dei primi anni venti italiani, gli assalti delle squadracce ai luoghi della democrazia (le sedi dei sindacati, le università, i comizi…) – ci si rende conto facilmente di come funziona l’accreditamento e la diffusione del fascismo: lo si sottovaluta, lo si riduce a questione di ordine pubblico, si delegittima il contrasto antifascista.

Lo stesso accade oggi. I politici, anche quelli che meritoriamente vanno a rendere omaggio alle Fosse ardeatine o twittano il 25 aprile per la Liberazione, non si azzardano a farsi sentire, a intervenire quando accadono questi episodi – e lasciano che a fornire un’interpretazione di quello che succede siano personaggi impresentabili come Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound, o Matteo Salvini.

A rivendicare l’antifascismo rimangono quelli che – per l’assenza della politica e per la derubricazione poliziesca della questione – sono “gli attivisti”, come quelli che ieri sono stati sgomberati a Treviso dopo aver messo su un presidio di solidarietà ai migranti.

E invece sarebbe molto utile leggere proteste di questo tipo alla luce di categorie come il fascismo. Ci si vedrebbe dentro un’idea di nazione mai maturata democraticamente, un problema culturale che riguarda l’uso pubblico della storia, un razzismo che prova a darsi basi ideologiche, la crisi degli ideali sociali, la demagogia, un neocolonialismo accattone, il maschilismo ridicolo, e ancora di più la miserabile tattica politica di chi vuole guadagnare consensi con la violenza contro i poveri.

Stigmatizzare il degrado civile di queste proteste in nome dell’antifascismo servirebbe a ribadire che la politica è di fatto anche educazione, e che spesso solo attraverso quest’opera di contrasto possono avvenire le grandi trasformazioni sociali.

Christian Raimo da “Internazionale”

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Lega e Forza Italia al raduno neofascista per scalare Palazzo Marino

Due giorni con tutte le sigle di destra per trovare l’alleanza in vista delle comunali del 2016. Tutti ospiti del gruppo nostalgico del Ventennio Lealtà e Azione. Tra dibattiti, concerti nazirock e testi razzisti.

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L’obiettivo è ambizioso: unire tutte le sigle, gli uomini, le forze e le storie di destra-destra di Milano per tentare la scalata a Palazzo Marino. L’occasione è la «festa del Sole» del prossimo week-end: due giorni alle porte della metropoli lombarda per trovarsi e discutere di strategie condivise.

Il sole è il «sole nero» di Julius Evola diventato simbolo e mistica dei nazisti e logo della «comunità militante dei dodici raggi», gruppo neonazista del varesotto , tra gli organizzatori del compleanno di Hitler lo scorso aprile .

«A pochi giorni dal solstizio d’estate perché questa data nel 1922 fu scelta da alcuni membri dei Freikorps per assassinare a Berlino il ministro ebreo della Repubblica di Weimar Walter Rathenau. I significati non mancano nella retorica neofascista: c’è il  «Sole che sorgi libero e giocondo», l’inno musicato da Puccini diventato un simbolo del Ventennio fascista e i riti druidici della “Festa del Sole” di Stonehange» spiegano dall’osservatorio sulle nuove destre.

I padroni di casa sono i militanti di Lealtà e Azione che lo scorso 25 aprile, nel settantesimo anniversario della resistenza, si trovarono in trecentocinquanta con il vessillo con l’aquila argentea della Repubblica sociale italiana al campo 10 del Cimitero Maggiore, dove sono sepolti in mille tra caduti della Rsi e i volontari italiani delle Ss.

Un luogo simbolo per i fascisti del terzo millennio da onorare con bandiere, corone di fiori, saluto romano e commemorazioni che grondano di revisionismo.

«Quest’anno abbiamo voluto invitare persone con le quali in questi anni si è instaurato un rapporto personale – spiega il leader di Lealtà e Azione Fausto Marchetti–  Persone con cui, al di là delle reciproche appartenenze, abbiamo condiviso una parte del nostro percorso di comunità in marcia: con alcuni magari perché un comune interesse ci ha spinto a fare qualche iniziativa insieme, con altri perché condividiamo un comune modo di sentire, di intendere la vita».

Ora tutti insieme si ritrovano leghisti, azzurri, ex missini e neofascisti. Tra gli invitati al convegno di venerdì «Quale futuro?» ecco Simone Di Stefano, vicepresidente di Casapound Italia e responsabile del progetto Sovranità.

Alle ultime elezioni come candidato governatore in Umbria ha raccolto un misero 0,66 per cento (appena 2.343 voti) ma il patto di ferro con Matteo Salvini e le proteste contro i migranti lo tengono sempre sulla cresta dell’onda mediatica.

Fianco a fianco con Carlo Fidanza, una lunga militanza in Azione Giovani, poi europarlamentare nella scorsa legislatura, e tra i fondatori di Fratelli d’Italia, il salviniano doc Igor Iezzi, consigliere comunale e segretario provinciale della Lega (fresco di patteggiamento per aver autenticato per le elezioni regionali del 2013 firme false per la Destra di Storace) e infine Giulio Gallera, consigliere regionale di Forza Italia e sottosegretario con delega ai rapporti con la città metropolitana del Pirellone.

Seduti attorno allo stesso tavolo con Guido Giraudo, già dirigente del Fuan, organizzatore dell’associazione Lorien e dei Campi Hobbit, cultore del “rock identitario” o “musica non conforme”, ossia dei concerti delle band di estrema destra che furoreggiano in Lombardia, e frequentatore dei riti di commemorazione dei gerarchi fascisti e repubblichini al Campo 62 del cimitero di Monza.

Padrone di casa Fausto Marchetti, capo degli ultras di destra delle Sab (Sempre al bar) della squadra di calcio del Monza e responsabile delle attività sociali di Lealtà azione.

Sullo sfondo l’accordo tra Silvio Berlusconi e il leader leghista Matteo Salvini che questa settimana a cena hanno trovato la sintesi politica: appoggio ad un leghista per la poltrona di sindaco e compattare il fronte della destra per replicare la vittoria in Liguria dove tutti insieme hanno sconfitto la candidata renziana Raffaella Paita.

I temi che aggregano non mancano: no allo straniero, No all’euro, No al governo Renzi, No alle moschee. No insomma ad ogni tentativo di trasformare la destra in una forza politica moderna.

Un fronte identitario che abbraccia il modello lepenista francese e fa leva sulla rabbia e la rivolta del popolo contro un nemico comune che toglie sempre qualcosa ai cittadini «puri»: la casa, il lavoro, la religione, la cultura e perfino le tradizioni culinarie.

Scaricando sull’Europa i mali della globalizzazione, l’impotenza della politica, le disuguaglianze sociali.  Il sogno è combattere i nemici con la mano pesante: divisioni delle classi tra alunni stranieri e non, negazione dei diritti, zero welfare e rimpatri immediati per chi non è italiano.

Idee ricorrenti anche nei testi delle band che il giorno dopo (in una località segreta per evitare contestazioni) si ritroveranno per l’immancabile concerto nazirock: star sarà Norberto Scordo, ex giocatore di football americano, militante di Base Autonoma (sciolta nel 2001 secondo la legge Mancino per istigazione all’odio razziale), leader degli Hammerskin, condannato per l’aggressione del 1992 a due militanti del centro sociale Leoncavallo.

Sul palco anche i Testudo, Bullets, Malnatt con i testi che richiamano la terra nemica, il sistema anti-Stato, la rabbia, il coraggio, il mito dei legionari e la guerra come epopea di ardite gesta e tempi gloriosi.

Michele Sasso da “L’Espresso”

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Ricordi di guerra

Affori bombardada

Affori dopo un bombardadamento

Sono nato ad AFFORI nel lontano 1934 in pieno regime fascista e quindi obbligato, come tutti, ad osservare le regole dettate dalla dittatura fascista di Benito Mussolini, colui che si faceva chiamare “il DUCE”.

Su quasi tutte le facciate laterali delle case vi era scritto a grandi lettere : “DUCE DUCE DUCE” oppure “TACI IL NEMICO TI ASCOLTA” o ancora ”VINCERE VINCERE VINCEREMO” e poi ancora altre scritte, sempre sulle facciate , come l’emblema del fascio con sotto la scritta : EIA EIA ALALA’”.

Quando incontravi qualcuno di loro in divisa e camicia nera dovevi salutarlo alzando il braccio destro nel saluto fascista oppure se incontravi per strada un prete era consigliato salutarlo dicendo “SIA LODATO GESU’ CRISTO”.

Come già avete intuito, la libertà di pensiero e di stampa erano una cosa aliena, inesistente, vietatissima.

A scuola, fin dalla prima elementare, al sabato mattina era d’OBBLIGO presentarsi al raduno di tutte le classi in viale AFFORI, dove aveva sede il fascio, con grembiule nero, fazzoletto azzurro al collo e in spalla un moschetto di legno . Si doveva marciare avanti e indietro per tutto il viale e quando si passava davanti alla sede fascista si doveva urlare “DUCE DUCE DUCE” alzando il braccio destro nel solito saluto fascista. Anche le bambine dovevano partecipare alla parata indossando un grembiule bianco e foulard azzurro. Nessuno doveva mancare, pena olio di ricino da bere per i genitori.

Il giorno del sabato era considerato “sabato fascista” e quindi anche gli adulti avevano i loro obblighi da rispettare nei confronti del regime. In terza elementare era d’uso mandare i bambini in colonia, sul lago, lontani dai bombardamenti. Naturalmente tra quei bambini c’ero anch’io. Però dopo una settimana vennero a prendermi mia mamma e mio zio Franco. Il motivo era che “ERO STATO ESPULSO PERCHE’ FIGLIO DI UN TRADITORE DELLA PATRIA”; mio papà era fuggito dall’esercito perché non voleva combattere una guerra per il fascismo.

SCHIAVITU’

Mio papà , mio nonno e i miei zii vendevano legna e carbone. Avevano due cavalli tra cui “la Marona”, chiamata così per via del colore marrone del suo mantello, ed era la mia preferita. Entrambi i cavalli venivano adibiti per il trasporto del carbone ma non potevano essere mai usati insieme e se ne nascondeva sempre uno nella “sciustra”, che era la legnaia dove erano immagazzinati la legna e il carbone, perché altrimenti i fascisti, se vedevano due cavalli, se ne sarebbero subito preso uno in quanto dicevano che “sarebbe servito all’esercito”.

Poi un brutto momento mio papà fu di nuovo chiamato alle armi. Lui naturalmente non si presentò e i Carabinieri di AFFORI lo cercarono, lo trovarono e lo arrestarono. Lo portarono quindi a Genova per imbarcarlo per l’AFRICA, dove la guerra per l’impero lo attendeva. Ma lui e molti altri soldati riuscirono a fuggire prima di partire. Mio padre non aveva un luogo sicuro dove nascondersi e per questo scelse la “sciustra”, già usata per nascondere i cavalli, pensando così di essere al sicuro. Ma dopo alcuni giorni venne scoperto sempre dai Carabinieri. Venne imbarcato con la forza con destinazione il suolo africano, chiamato dai fascisti “BEL SUOL D’AMORE” o anche “AFRICA ORIENTALE ITALIANA” (fascismo e nazismo si sentivano padroni e conquistatori del mondo).

Dopo un anno in AFRICA un migliaio di soldati, tra cui mio papà, furono di nuovo ricondotti in ITALIA per essere trasferiti a combattere in JUGOSLAVIA e GRECIA. Cambiava il fronte ma non la guerra. Anche da qui provò a fuggire, lui non voleva fare la guerra, ma fu nuovamente scoperto e finì rinchiuso nel carcere milanese di San Vittore, questa volta in attesa di essere deportato in un lager tedesco.

Una notte, mentre attendeva il suo triste destino, avvenne un terrificante bombardamento su Milano. Alcune bombe sganciate dagli alleati caddero sul carcere devastando i muri della struttura e questo provocò un fuggi fuggi generale. Anche mio papà riusci a fuggire e questa volta si unì ai partigiani e non fu mai più ripreso (ma era vita questa?).

COME SI VIVEVA

Durante la guerra esisteva il coprifuoco, voluto dai nazifascisti, che serviva a controllare la popolazione. Cominciava alle sette di sera e terminava alle sei del mattino . Dopo le ventuno non potevi più trovarti in strada e se venivi sorpreso ti arrestavano e venivi immediatamente spedito in Germania.

Distribuzione del rancio alle vittime del bombardamento ad AFFORI

Distribuzione del rancio alle vittime del bombardamento ad AFFORI

Per non dare modo agli aerei ricognitori degli alleati di individuare i luoghi dove c’erano i militari e la popolazione, le finestre delle case dovevano essere protette dalla carta blu e cosi anche i fari delle macchine e le lucine dei carri trainati dai cavalli, allora molto più numerosi delle autovetture. La carta filtrava la luce diretta impedendo di essere vista da lontano. Anche le luci dei lampioni, quei pochi che c’erano, erano rigorosamente spente. Se accendevi la radio era vietatissimo ascoltare radio LONDRA, la voce del nemico del fascismo. Se in casa, durante una qualsiasi ispezione che poteva capitare a chiunque e senza preavviso nè motivo alcuno, ti trovavano lardo, burro, carne, ti veniva tutto sequestrato e fatto bere un buon bicchiere di olio di ricino” per punizione.

Chi possedeva una bicicletta ed aveva il copertone logorato dall’uso, era solito ripararlo con una corda o con pezzi di stoffa perché non c’era altro. Sappiate però che le migliori biciclette venivano sequestrate dagli squadristi in camicia nera per loro uso e consumo. Era un abuso ed un sopruso come tanti altri che commettevano i fascisti. Dopo i primi anni di guerra, tutti, nessuno escluso, dovevano donare le loro fedi d’oro per la patria. Venne inoltre l’obbligo di togliere tutte le inferriate dai muri di cinta compresi i cancelli perché il ferro serviva per fare le armi all’esercito. Ogni materia prima doveva obbligatoriamente essere consegnata alle autorità fasciste.

Spesso per le strade di Affori passavano truppe tedesche che era pericolosissimo incrociare. In particolare, se avevi più di quindici anni, potevi già servire all’esercito e rischiavi di essere arruolato forzatamente. Comunque, se ti fermavano, nella migliore delle ipotesi rischiavi di venire sottoposto ad un lunghissimo interrogatorio.

I BOMBARDAMENTI

Due fischi era preallarme, tre fischi allarme rosso e si correva tutti in cantina. Si scendeva velocemente nei sotterranei sperando poi di rimanerci senza essere sepolto e di uscirne vivo. I bombardamenti li facevano le truppe alleate e duravano anche oltre due ore, un tempo infinito che eri costretto a passare nei rifugi al buio, vicino alla gente che pregava, ai bambini come me che urlavano dalla paura e alle pareti e ai pavimenti che tremavano e ballavano per le forti e continue scosse provocate delle bombe.

Oltre quelle che cadevano dal cielo, anche la contraerea tedesca (dodici cannoni in via Bovisasca e via Assietta) facevano tremare la terra e provocavano rumori assordanti. Che paura, che batticuore, il sangue si stringeva nelle vene, l’ansia ti assaliva il cuore e pregavi, pregavi e speravi.

Quando suonava il cessato allarme ed uscivi dal rifugio davanti a te si presentava una visione spaventosa, spettrale: incendi, fuochi, calcinacci ovunque, binari divelti, case a pezzi, muri sconquassati, vetri dappertutto, gente che delirava, urla di feriti, bambini che non si riuscivano a calmare (io compreso).

Questo accadeva tutti i giorni e quasi tutte le notti si doveva scappare nei rifugi più vicini e lì provare a dormire, poco e male. Il fuoco delle case distrutte illuminava MILANO come fosse giorno, ma con l’avanzata degli alleati e la presenza dei partigiani il pericolo maggiore, come ho già detto, era quello di incrociare le “SS” tedesche che trovandoti ti avrebbero portato alla stazione centrale, dove un treno merci era sempre pronto per Dachau o un altro campo di concentramento.

CHE FAME !

Con la tessera annonaria andavi a fare la spesa dal negoziante che tu avevi scelto in precedenza : il pane era molto scarso e non certo bianco come quello che si mangia oggi; la carne pochissima e una sola volta la settimana; l’olio di semi una volta al mese in dose misuratissima; il condimento principale era la margarina oppure lo strutto.

Il burro e il lardo non esistevano e potevi a volte comprarlo alla borsa nera (di nascosto) pagandolo un’enormità. Se però venivi scoperto ti aspettava il campo di concentramento. Anche la pasta, come il riso o le patate, erano tutti razionati. Per lenire la fame ero costretto a “saziarmi” di carrube e noccioline. La fame era distruttiva, come la paura dei bombardamenti. Basta pensare che alle volte a tavola rubavo qualche pezzetto di pane a mio papà o a mio nonno perché la fame era una cosa atroce e non ti faceva ragionare; mia mamma alle volte si attaccava alle piante di noci mangiando solo quelle per lasciare un pezzo di pane in più a me.

Fascisti e tedeschi invece si saziavano mentre il popolo moriva di fame.

AGOSTO 1 9 4 3

Al mattino suona l’allarme, ormai si vive in cantina giorno e notte. Quella mattina di agosto due aerei inglesi sorvolavano AFFORI a bassa quota e sganciarono alcune bombe sulla polveriera (dove c’era il deposito di centinaia di bombe dei tedeschi) in via Comasina angolo via Novate. Le esplosioni conseguenti furono tremende, i vetri delle case di AFFORI e BRUZZANO andarono tutti in frantumi, venne subito annunciato di evacuare i due paesi e così io, mia nonna e i miei cugini scappammo nel nostro prato di via Brusuglio alla periferia di Affori, un posto non molto sicuro perché eravamo in mezzo ad un campo, ma almeno non ci arrivavano bombe o macerie in testa.

Ricordo ancora con enorme angoscia che qualche ora dopo una pattuglia tedesca percorreva via Brusuglio e tutti noi, tremando di paura, ci accucciammo dietro un grosso mucchio di fieno riuscendo a non farci vedere.

Le esplosioni non cessavano e le sentivi dentro il tuo corpo mentre ti creavano ansia e tormento. Solo verso sera potemmo fare ritorno a casa e questa volta senza la minima fame, anche se eravamo a digiuno. Tutti avevamo solo una grande voglia di sdraiarci sul letto, ciascuno in preda al proprio terrore. Purtroppo però, nella notte, un altro allarme ci svegliava.

Tutto questo accadeva per una guerra rovinosa e assurda con milioni di morti e tante malattie che gli assassini fascisti hanno provocato al popolo italiano.

25 APRILE

E venne il “25 aprile”. Io abitavo sempre ad AFFORI in via CARLI e gli abitanti alla fine di via ASTESANI, precisamente all’Osteria Nuova, aiutati dai partigiani, iniziarono a costruire barricate con mobili, sedie, materassi e tutto quanto era disponibile, creando cosi una barriera contro i tedeschi. I fascisti, a quel punto, le avevano già prese di santa ragione dai milanesi e dai partigiani ed erano spariti, squagliati come neve al sole. Io ero solo in casa e seguivo ogni movimento dal mio balcone, mentre mia mamma era chiusa in fabbrica. Ad un certo punto, con enorme baccano, avanzava dalla via Comasina verso MILANO una forte squadraccia composta anche da carri armati. Come si avvicinarono alle barricate furono subito assaliti dai nostri partigiani e qui come potete ben immaginare esplose il finimondo , mitragliate in ogni direzione.

Io, osservando appoggiato al balcone, vidi un tedesco sul carro armato puntare un’arma contro la mia casa. Mai più immaginavo il pericolo, ma per la miseria ero un bambino! Ma il tedesco sparò proprio nella mia direzione; sentii proprio il fischio della pallottola sfiorarmi la testa e conficcarsi nel muro sopra la finestra. Rimasi scioccato dallo spavento, caddi steso a terra e vi rimasi più di un’ora finché tutto cessò.

I nostri partigiani, la nostra gente, con il coraggio della disperazione e la voglia di libertà, fermarono i tedeschi e i fascisti che si arresero e furono fatti prigionieri. Purtroppo ci fu spargimento di sangue anche tra i partigiani e a loro va il mio pensiero e la mia riconoscenza.

Quante volte i carabinieri fermavano i bambini per strada chiedendo loro dove fosse il papà e l’unica risposta che ricevevano era “non lo so”. Ma quanto batticuore , quanta paura di non essere creduti.

Forse è meglio fermarsi qui e lasciare che i giovani riflettano, anche perché a molti forse non sembra vero quel che si legge, ma quando uno veniva a trovarsi di fatto in mezzo a queste malvagità, la vita appariva d’improvviso senza futuro. Purtroppo oggigiorno la nostra Costituzione viene messa sotto i piedi da molti politici, altrimenti non sarebbe consentita la formazione di gruppi neo fascisti formati da ragazzi, spesso ragazzini strumentalizzati, che portano la svastica, massimo emblema del nazismo. Ma purtroppo oggi la gente comune non ha più parola, i poveri non sono considerati, i deboli schiacciati sotto i piedi. La politica, quella che ha saputo darci una meravigliosa Costituzione, non esiste più. E questo forse sta preparando l’avanzata di un nuovo fascismo, ancora più duro, ancora più feroce.

Credo sinceramente che sia giunto il momento di ribellarci alla farsa di questa politica prima che ci sorprenda e ci schiacci, come hanno fatto molti nostri padri contro il fascismo.

Tutto quanto descritto non è frutto della mia fantasia ma è quanto realmente ho vissuto e non potrò mai dimenticare.

Alfredo Palazzolo

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